15 giugno 2021

Giornata informativa per direttori di corso: il ruolo catalizzatore del coronavirus

Quest’anno la giornata informativa per direttori di corso dell’ISP è stata incentrata sulle esperienze e gli insegnamenti tratti dalla gestione del coronavirus. Sono stati inoltre discussi i limiti e le opportunità della formazione a distanza e il futuro ruolo degli istruttori.

Conseguenze dirette del coronavirus

Già da qualche tempo, la crisi legata al coronavirus rappresenta di nuovo una sfida per il settore «Cicli di formazione e corsi» dell’ISP. È infatti necessario adeguarsi alle condizioni in continuo mutamento e valutare la fattibilità di ogni singolo corso e ciclo di formazione, anche se la regolarità dei rapporti di situazione favorisce una pianificazione flessibile delle attività. La procedura da seguire per ogni singola attività è sempre la stessa: identificazione del problema, valutazione della situazione, decisione. Nella pratica, applicare i principi di condotta della formazione per quadri offerta dall’ISP si è rivelata un’ottima scelta.

Nel concreto, l’ISP ha rimandato all’autunno 2020 e al 2021 122 corsi e cicli di formazione inizialmente previsti per la primavera 2020. Nonostante il coronavirus, si è fatto di tutto per mettere a disposizione dei corpi di polizia un numero sufficiente di posti di formazione, per questo motivo nel 2021 molti corsi vengono offerti due volte.

Riflessioni sulla gestione del coronavirus

Uno dei principali obiettivi della giornata informativa di quest’anno è stato affrontare in modo critico la gestione della crisi legata al coronavirus, più precisamente di trarre i primi insegnamenti in seguito alle misure introdotte e alle esperienze raccolte, in modo da permettere ai corsi e ai cicli di formazione dell’ISP di adeguarsi al meglio alla nuova situazione e alle nuove condizioni. In questo contesto, Stefan Aegerter, capo settore «Formazione e Perfezionamento» nonché Direttore ad interim dell’ISP, ha dichiarato: «Le crisi e le situazioni straordinarie sono all’origine dei cambiamenti; fungono da catalizzatori per progressi ed innovazioni». L’abbandono delle vecchie routine in quasi tutti gli aspetti del quotidiano ha obbligato anche l’ISP a rimettere in questione condizioni quadro e processi.

In particolare, si è cercato di capire in quale misura i corsi dell’ISP fossero adeguati alla formazione a distanza e come deciderlo. Infatti, mentre il lavoro di polizia continua a seguire il motto «Dalle persone, per le persone», l’apprendimento digitale comporta diverse sfide sia per i direttori di corso sia per i partecipanti.

La formazione a distanza è la soluzione migliore?

Anojen Kanagasingam, vice capo settore e responsabile per il settore parziale «Esami e Certificazioni», ha condotto la vivace discussione con i direttori di corso, durante la quale sono stati individuati diversi fattori che determinano il successo di un corso o di un ciclo di formazione a distanza. Una delle difficoltà è che l’offerta formativa dell’ISP si basa su una grande interattività tra formatori e partecipanti e che molti corsi si fondano soprattutto sui lavori di gruppo, che sono difficili da svolgere virtualmente. Un altro importante punto debole della formazione a distanza è la difficoltà a percepire pienamente le reazioni immediate dei singoli partecipanti; ciò impedisce in parte ai direttori di corso di adeguare in maniera ottimale il corso alle esigenze immediate dei partecipanti.

Prima di passare al virtuale sarebbe dunque necessario ridefinire con attenzione gli aspetti didattici e metodologici del corso o ciclo di formazione per riorientarli alle possibilità, alle sfide e ai limiti della tecnologia. È pertanto necessaria molta creatività per superare le difficoltà legate alla mancanza di una formazione in presenza e sarebbe quindi importante che i direttori di corso vengano affiancati da esperti del settore.

L’interazione umana resta imprescindibile

Un altro aspetto molto importante dei corsi e dei cicli di formazione è che permettono ai partecipanti di creare reti in modo organico (su questo punto si è raggiunto un ampio consenso durante la discussione). Bisogna quindi fare il possibile per trovare modi di compensare la mancanza di scambi formali e informali diretti durante i corsi e i cicli di formazione virtuali. Si è deciso che la forma più adeguata sarebbe quella ibrida, composta da una parte virtuale e da una in presenza. La combinazione di queste due parti potrebbe portare a ottime esperienze di apprendimento e, al contempo, alla creazione di preziose connessioni tra i partecipanti.

Nel suo intervento finale, Stefan Aegerter ha riassunto il modo in cui i corsi e i cicli di formazione si terranno in futuro, sottolineando una tendenza chiara: lo scambio personale non può e non deve avvenire maggioritariamente su piattaforme virtuali, ma deve continuare ad essere garantito anche attraverso lezioni in presenza. Quindi, sebbene la priorità sia quella di agevolare e ottimizzare gli aspetti digitali (anche per quanto riguarda i documenti dei corsi), è importante anche sostenere nel miglior modo possibile il sistema di milizia, che ha portato a ottimi risultati, e non sovraccaricarlo a nome della digitalizzazione. La discussione è iniziata, ma questo non è che l’inizio. Abbiamo davanti un cammino che percorreremo insieme e, sempre insieme, cercheremo le risposte ai problemi di domani.

Fantascienza o realtà ormai prossima?

In un intervento, Dilini Jeanneret, capo del settore «Mezzi di formazione» all’ISP, ha illustrato sommariamente le tendenze future riguardo al ruolo e ai compiti di insegnanti e formatori. In particolare si è basata su alcuni studi scientifici nel settore della formazione professionale in Svizzera e sulle prospettive della Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) sollevate nel contesto del progetto più ampio «Formazione professionale 2030». In un mondo sempre più complesso e dal futuro incerto, l’adattabilità sarà certo una dote importante, ma non si potrà fare a meno delle competenze. L’orientamento alle competenze è stato introdotto nella formazione professionale svizzera più di dieci anni fa e mira a formare le persone per prepararle alle nuove sfide del mondo del lavoro e alla sua organizzazione. È importante imparare ad affrontare in modo agile tutte le situazioni e ad adeguarsi rapidamente, in particolare nel lavoro quotidiano (Seufert, S. 2018. Flexibilisation de la formation professionnelle dans le contexte de la numérisation. Berna: SEFRI.).

Per garantire una formazione di successo, nel futuro prossimo sarà essenziale agevolare l’apprendimento autonomo e guidato, che va di pari passo con un cambiamento paradigmatico. Questo tipo di apprendimento prevede infatti che gli insegnanti e i formatori non si limitino «solo» a veicolare le loro conoscenze, ma che accompagnino le persone in formazione lungo il loro processo di acquisizione del sapere: diventeranno sempre più mentori e coach. L’orientamento alle competenze è un’ulteriore importante tendenza che diventerà la norma entro il 2030. 

Modello «persone e futuro»

In futuro, la combinazione di spazi «analogici» e «digitali» di apprendimento non solo permetterà lo scambio a livello personale e virtuale tra tutti i gruppi interessati, ma rappresenterà anche un centro di competenza e di conoscenza per la formazione. Nel concreto, ciò significa che occorrono nuovi concetti pedagogici e una digital leadership, ma anche che saranno necessarie nuove competenze per capire le opportunità e i rischi legati a un’ampia digitalizzazione e per essere attori in questo contesto. Servono nuove condizioni quadro, così da agevolare il cambiamento culturale necessario e un’organizzazione autonoma più solida all’interno delle istituzioni della formazione.

Come ha detto Dilini Jeanneret: «Riassumendo, possiamo sostenere che la formazione professionale non è solo trasmissione di conoscenze e capacità, ma anche un’occasione per ispirare determinati atteggiamenti e migliorare la propria apertura, flessibilità ed efficacia rispetto al modo di gestire attivamente le nuove sfide». Oltre allo sviluppo delle competenze tecniche, anche il rafforzamento delle «personalità» di chi è in formazione ricopre un ruolo sempre maggiore. Le competenze complementari alle macchine intelligenti e ai sistemi digitali (ad esempio la creatività, il pensiero critico, la curiosità o l’empatia) avranno sempre più importanza (Seufert, S. 2018. Flexibilisation de la formation professionnelle dans le contexte de la numérisation. Berna: SEFRI.).

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