La Cambridge Evidence-Based Policing Conference 2022, dedicata alla tematica della just right policing, ha riunito specialisti di fama internazionale nell’ambito dell’evidence-based policing interessati a integrare in maniera mirata i dati della ricerca scientifica nell’attività operativa della polizia.
Nel 2022, l’Istituto Svizzero di Polizia ha avuto il privilegio di partecipare alla Cambridge Evidence-Based Policing Conference, una conferenza internazionale annuale che richiama specialisti riconosciuti nell’ambito dell’evidence-based policing (EBP, o «attività di polizia guidata dai riscontri della ricerca»). L’EBP si è sviluppata molto nei Paesi anglosassoni e ha lo scopo di favorire un lavoro di polizia efficiente e adeguato integrando in maniera mirata i dati evinti dalle ricerche scientifiche, spesso realizzate congiuntamente dai corpi di polizia e dalle università sotto forma di studi controllati randomizzati.
Non è un caso se questa conferenza viene organizzata ogni anno dall’Università di Cambridge, che oltre ad attività di ricerca sulla polizia offre una formazione unica rivolta ai quadri di polizia britannici e internazionali, il Master of Studies (MSt) in Applied Criminology and Police Management.
La conferenza, che è sotto la direzione del professor Lawrence Sherman, uno dei maggiori specialisti al mondo in materia di EBP, è stata consacrata al tema della just right policing. In un contesto in cui la legittimità della polizia viene talvolta rimessa in questione nei Paesi anglosassoni, la just right policing è un concetto volto a raggiungere un equilibrio nell’attività di polizia. L’obiettivo consiste nel fare ricorso alla ricerca scientifica per evitare sia l’under-policing, una risposta insufficiente da parte della polizia all’esigenza di sicurezza in determinate zone o gruppi sociali, sia l’over-policing, una presenza eccessiva e ingiustificata della polizia, per esempio un numero sproporzionato di controlli delle persone.
Tra i temi messi in risalto quest’anno, vi sono vari studi dedicati alla hot spots policing. David Weisburd, vincitore di una Sir Robert Peel Medal, ha presentato uno studio multicentrico dedicato all’integrazione di una formazione sulla giustizia procedurale nei programmi di hot spots policing, con risultati molto promettenti sia in termini di efficacia che di legittimità della polizia.
Altre presentazioni hanno invece trattato la violenza sulle donne, una tematica prioritaria nel Regno Unito: il Paese ha infatti deciso di adottare una strategia e di istituire un gruppo di lavoro interdisciplinare e nazionale per apportare notevoli miglioramenti alla prevenzione e alla repressione della violenza sulle donne e sulle ragazze.
Altri interventi si sono incentrati su un contatto più celere con le vittime di violenza domestica, da realizzarsi grazie a videochiamate, o ancora sulla prevenzione della devianza della polizia tramite uno strumento predittivo.
Le università e diversi corpi di polizia britannici, così come il College of Policing, hanno sviluppato capacità di ricerca utili all’attività di polizia, per esempio nel caso della Metropolitan Police, la polizia di Londra, che dispone di una sezione dedicata a tutti gli effetti alla ricerca interdisciplinare.
Alcuni Paesi hanno dotato le loro forze di polizia di capacità sviluppate in materia di EBP e inseriscono in maniera coordinata la ricerca scientifica e le relative scoperte nella pianificazione operativa della polizia; è il caso della Nuova Zelanda, che ha istituito il New Zealand Evidence-Based Centre. Altre iniziative interessanti sono in corso negli Stati Uniti, in Australia o ancora in Svezia.